Il centro storico di Mel

Dal 2018 uno dei Borghi più belli d’Italia

Mele a Mel è anche scoperta del paese, con le sue corti ed i palazzi cinquecenteschi, che in questa unica occasione annuale vengono gentilmente aperti dai vari proprietari per poter essere apprezzati.
Angoli suggestivi, che nel contesto della fiera diventano ancora più suggestivi. Un motivo in più per visitare il paese di Mel.

I cortili

Ecco l’elenco di tutti i cortili aperti durante la manifestazione

Cortile Lorenzet

La parte antistante l’edificio veniva un tempo chiamata ”Piazóla”, ora piazzetta A.Manzoni, ed era il luogo in cui si svolgeva il mercato dei bovini. L’abitazione dei Lorenzet era un tempo una famosa osteria detta “di Sacon”

Dal 1931 è sede di un’ officina fabbrile nata dall’opera di Pietro Lorenzet (Pino) portata avanti ora dal figlio Antonio Lorenzet. La produzione è molto ampia e include punte di aratro (vòmero), ferri da scarpe oltre che componenti di serramenti e accette (manere). Il lavoro si svolge come un tempo grazie alla forgia, alla molla ad acqua in pietra e al maglio.

Da notare il pittoresco e originale busigèl (gattatoia, piccola apertura) strettissimo corridoio che mette in collegamento piazzetta A.Manzoni con via Mazzini nella quale ci si recava ad attingere l’acqua dal pozzo. L’ officina è costeggiata da una stradina che si inerpica dalle rive del Piave fino al paese chiamata Čeśóle (via Galliano) o via S. Antonio per un capitello dedicato al santo lungo la via.

Palazzo Guarnieri

Tra largo Diaz e la “Seràda” si apre uno splendido cortile con un’ottima visuale sul territorio zumellese. Un tempo fu ritrovo per i contadini data la presenza del toro da monta. Qui venivano prodotte le “soprese”. Si dice che sotto al cortile ci sia un sottopassaggio utilizzato durante la guerra. Allungando lo sguardo si possono vedere un antro naturale (può contenere circa una ventina di persone) e un granaio in cui venivano forse addestrati i piccioni viaggiatori, ora utilizzato per i silos.

Palazzo Francescon

L’edificio, appartenuto in precedenza alle famiglie Barbuio e Gaio, è tra i palazzi più antichi della piazza e risale al XIV secolo per quanto riguarda il corpo centrale, mentre l’ala che si affaccia in via Mazzini è di età successiva. La parete sud, rivolta verso la piazza, è caratterizzata dalla presenza di un affresco, purtroppo danneggiato dal tempo, che ripropone una scena di battaglia e personaggi in piedi; più in alto appaiono busti di uomo e di donna incorniciati entro medaglioni. L’opera è attribuita a Pomponio Amalteo, pittore nato a Motta di Livenza nel 1505, noto nel Friuli e attivo anche a Ceneda e a Belluno. Sulla facciata rivolta verso la chiesa vi è l’entrata principale dominata da un elegante poggiolo in pietra e ringhiera in ferro battuto. Notevoli gli interni del primo piano con affreschi che raffigurano due personaggi in piedi e un castello, elemento ripetuto più volte nella casa , anche nei pavimenti alla veneziana, oltre che su chiavi di volta di portoni, sullo stemma della famiglia e in una pietra di un pozzo. Attualmente è riconosciuto come monumento nazionale.

Palazzo Delle Contesse

Sul lato occidentale della piazza, di fianco alla chiesa, si erge il palazzo detto “delle Contesse” costruito nel secolo XVII. Questo appellativo deriva forse dal fatto che l’antico proprietario Adriano Del Zotto aveva sposato prima la contessa veneziana Elisabetta Papadopoli e in seconde nozze la contessa Elisabetta Tiepolo.

Il piano terra viene raggiunto tramite una gradinata in pietra. La spaziosa sala del primo piano si apre sulla piazza mediante una trifora con poggiolo recinto da artistica ringhiera in ferro lavorato e sostenuto da sei mensole di pietra scolpita. Il palazzo è inoltre dotato di un elegante sottotetto.

La facciata presenta un ricercato equilibrio di pieni e di vuoti, su tre piani, il cui effetto è sottolineato dalla distribuzione delle tinteggiature riportate alla tonalità originaria. Elegantissimi in particolare risultano i pinnacoli delle canne fumarie, orlati di cornici e terminanti con eleganti coperture a coppi sporgenti, che riprendono elementi tipici dell’architettura veneziana piuttosto insoliti in terra pedemontana. Risonanza veneziana si può anche cogliere nelle pavimentazioni interne. Il soffitto del piano nobile affrescato dal pittore bellunese del Settecento Antonio Bettio, raffigura la vittoria dell’Aurora sulla Notte.

Di proprietà del Comune, il palazzo, recentemente restaurato, è spesso sede di importanti mostre e convegni; ospita inoltre il museo civico archeologico nel quale sono esposti qualificati reperti provenienti per la maggior parte dalla vicina necropoli paleoveneta.

Attraverso un portone ad arco si raggiunge la barchessa del palazzo, sede attuale di uffici e dell’archivio comunale che conserva documenti di notevole valore storico.

L’antistante cortile fa da pittoresca e suggestiva cornice, nei mesi estivi, a manifestazioni culturali.

Mounicipio

I lavori di costruzione del Palazzo, antica sede della Magnifica Comunità di Mel, vennero iniziati nel 1510. Il Palazzo è caratterizzato da un ampio loggiato con archi a tutto sesto (curvatura semicircolare), sostenuti all’esterno da capitelli ionici e all’interno da capitelli pensili di tipo composito, e volte a crociera. A destra del portone di ingresso, è visibile lo stemma della famiglia Zorzi, nobile famiglia veneziana che ottenne il contado di Zumelle a partire dall’anno 1422. Accanto al suddetto stemma si notano le grate delle prigioni dalle quali il carcerato udiva la sentenza della propria condanna letta dal giudice unico dalla grande sala adiacente un tempo chiamato lođa (loggia), oggi sede dell’ufficio tecnico comunale. Originariamente, la lođa era costituita da un ampio salone affrescato dal pittore Giovanni da Melo e arricchito con stalli in legno massiccio perduti, purtroppo, durante un grave incendio avvenuto nel 1633 dopo i festeggiamenti per la nomina di Costantino Zorzi a consigliere del Serenissimo Ducal Dominio. Ai piedi di una colonna, all’entrata della lođa , è visibile un grosso anello in ferro che veniva utilizzato per legare i condannati destinati ai tratti di corda e alla fustigazione. Sopra il tetto si erge una torretta nella quale venne collocato il grande orologio che in origine si trovava nel campanile della chiesa distrutto nell’incendio del 1756 causato da un fulmine. L’orologio risale al 1520 e il quadrante fu dipinto dal pittore Giovanni da Melo e forse anche dal fratello Marco.

Al primo piano del palazzo si accede per mezzo di un’ampia gradinata in pietra e si giunge all’elegante salone principale che si apre verso la piazza attraverso un’artistica pentafora che poggia sopra un poggiolo balaustrato in pietra. Le pareti interne sono decorate da antichi affreschi risalenti al 1545, come si legge dalla data posta sopra la trifora nella sala stessa e come riportano alcuni documenti conservati nell’archivio comunale di Mel. Gli affreschi sono opera dell’artista Marco da Mel (o da Melo) fratello di Giovanni e figlio del pittore cadorino Antonio Rosso. In questo ciclo di affreschi il pittore si ispira in particolare a due episodi dell’”Orlando Furioso” di Ariosto. L’affresco della parete est ripropone scene del 4° canto: riconoscibili Brunello legato all’albero,l’ippogrifo, meraviglioso cavallo alato, e il castello costruito dal mago Atlante. È stato quasi completamente distrutto, per il successivo inserimento della porta di entrata, l’affresco ispirato al 33° canto della parete opposta. Al centro si nota Atlante sull’ippogrifo, a destra il palazzo del re d’Etiopia attorniato dalla propria corte. Le pareti sono abbellite da larghe fasce decorative in cui si notano draghi, centauri, putti, cariatidi, grifi, elementi floreali e architettonici.

Entrando nel gabinetto del sindaco, si possono notare due tele con ritratti a olio. Trattasi del ritratto di Lucrezia Zorzi, realizzato nel 1593 da autore ignoto per riconoscenza dell’attività svolta nella Magnifica Comunità di Mel e di suo figlio Costantino Zorzi ben voluto signore di Mel dal 1619 al 1642.L’ultimo piano ospita la sala consiliare dove è conservato un quadro del celebre pittore locale Luigi Cima.

Oggi il palazzo è sede degli uffici comunali.

Locanda al Cappello

Si prolunga da un lato verso via Roma (Kontràda) e dall’ altro verso una piazzetta ora trasformata in giardino pubblico.

Risale al XVII secolo ed è la più antica locanda ancora in attività. Il nome deriva dalla famiglia Cappello e precisamente dal sig. Lorenzo Cappello che la acquistò da Giorgio de Fulcis, cavaliere di Malta, in passato proprietario del locale.

Nell’ampia facciata esterna della locanda, ornata, al secondo piano, da un artistico poggiolo in pietra e da un’elegante trifora, fa spicco l’emblema metallico di un “cappello” che mutò spesso di colore a seconda degli orientamenti politici prevalenti e per questo assume una rilevante importanza storica.

Dal porticato di accesso pavimentato in pietra, si entra in un’ampia cucina con soffitto in travi a vista e in parte con volte a crociera, in fondo alla quale vi è un grande focolare (larin).

Al piano superiore un’ampia sala e varie salette decorate con affreschi ottocenteschi.

Secondo la tradizione vi soggiornò il maresciallo austriaco Radetzky, la cui stanza è ancora visitabile.

Oggi è sede di un rinomato ristorante che rientra nel novero dei “Locali Storici d’Italia” è stato gestito per anni dalla famiglia De Zordi, adesso è stato recentemente ristrutturato e riaperto dal nuovo proprietario, sig. Luciano Bresolin.

Terrazza Busana

La porzione finale del Palazzo Pivetta Stefani, un tempo antica dimora dei Conti de Conti, ora acquistata dalla famiglia Busana e recentemente ristrutturata, si trova nella parte retrostante il Palazzo del Municipio. Questo pezzo di edificio (sec. XVIII), di età successiva rispetto al corpo centrale, un tempo era adibito ai piani alti ad alloggio per la servitù, mentre la parte inferiore era destinata esclusivamente all’essiccazione e alla conservazione dei prodotti agricoli. Particolari elementi di decorazione architettonica quali, ad esempio, le comici rettilinee delle finestre identificano la residenza come padronale. Di notevole rilevanza la terrazza, delimitata da una massiccia balaustra, che si affaccia sul giardino interno del Palazzo e sull’antica via Karera offrendo un suggestivo panorama. Viste le sue consistenti dimensioni, durante i periodi estivi, essa veniva utilizzata quale luogo di ritrovo e svago con balli e gioco di carte. Il portone in legno, da cui si accede allo scantinato, presenta una chiave di volta in pietra scolpita con indicata la data 1737.

Palazzo Pivetta

Il maestoso palazzo Pivetta (sec. XVII), antica residenza della famiglia Conti, acquistato successivamente dalla famiglia Pivetta-Stefani, si erge all’inizio della discesa di via “Karèra”.

Si dice che qui venne ospitato per una decina di giorni il patriota Pier Fortunato Calvi, dopo il fallimento della rivolta del 1848-49 in Cadore. Accolto da Maria, sposa del nobile Stefani e sorella del suo luogotenente Cadorin di Lorenzago di Cadore, fu costretto a fuggire da un’improvvisa incursione austriaca, saltando da un poggiolo del palazzo per scappare, attraverso la “Karèra”, in direzione di Feltre.

La “Karèra” è l’antica via carraia che sale da Puner verso il centro di Mel incassata tra mura massicce passa sotto due grandi archi, sopra i quali la famiglia Conti costruì il proprio palazzo nel XVII sec. Un tempo era tutta pavimentata a ciottoli (come le strade romane).

Notevole il capitello di via “Karèra” sul quale si legge A.S.F.F.P.S.D. lettere che significano “Antonio Sovilla fece fare per sua devozione”. La leggenda racconta che a un ladro che aveva rubato soldi dalla cassetta delle elemosine venne tagliata la mano destra sul posto.

Proseguendo, dopo pochi metri, la “Karèra” incrocia la via “Čòpa” ed entra nella piazza principale, fra il palazzo del Municipio e la locanda Cappello.

Secondo alcuni studi, che sostengono la presenza di un castello nella parte alta dell’attuale abitato, la “Karèra”rappresentava una via d’ accesso oltre a quella a Nord della piazza e quella allo sbocco della contrada dalle cinta murarie.

Cortile Stefen

Tra largo Diaz e la “Seràda” si apre uno splendido cortile con un ottima visuale sul territorio zumellese. Un tempo fu ritrovo per i contadini data la presenza del toro da monta. Qui venivano prodotte le “sopresse”. Si dice che sotto al cortile ci sia un sottopassaggio utilizzato durante la guerra. Allungando lo sguardo si possono vedere un antro naturale (può contenere circa una ventina di persone) e un granaio in cui venivano forse addestrati i piccioni viaggiatori, ora utilizzato per i silos.

Farmacia Sartori

Dalla piazza in direzione di largo Diaz, parte la “Kontràda(ora via Roma) lungo la quale incontriamo un bel palazzo appartenuto alla famiglia Gaio e, in un secondo tempo, al commerciante Maccarini il quale diede il nome alla piazzetta interna ai cui lati si aprono tre artistici portoni.

Fu, in seguito, della famiglia Chiarelli (sulla facciata di via Roma si può ancora leggere l’insegna “Farmacia Chiarelli”).

È attualmente adibita a farmacia e di proprietà del dottor Sartori. Vi si accede da due lati: un’entrata, che affianca palazzo Salsiccia, porta al cortile, l’altra, in via Roma, è ingresso dell’attività.

Palazzo Fulcis

Si affaccia a sud della piazza principale del paese, all’ingresso di via Roma. La costruzione risalente al XVII secolo appartenne alla nobile famiglia Fulcis, proveniente da Padova. Fu proprietà di Cristoforo Ferigo che vi collocò una birreria. Successivamente, fu acquistata da Francesco Zadra. Il caratteristico timpano, molto probabilmente è stato aggiunto in epoca successiva. La facciata è caratterizzata da una serliana (apertura tripartita) con un balcone tenuto al filo della facciata stessa. Un grande portale architravato lo unisce al settecentesco palazzo Fulcis.

Ex Albergo Speranza – Sede Ulss Dolomiti distretto di Mel

E’ ubicato nelle immediate vicinanze della piazza principale. Vi si accede da via Roma (Kontràda), attraverso un portale in pietra e un cortile interno. La facciata sud, fronte principale del fabbricato, presenta una partitura asimmetrica, con quadrifora al secondo piano e bifora al primo e sottotetto, decentrate, con due finestre laterali verso sinistra e altre tre nella posizione destra, ove si trova il vano scale. Le finestre diventano sempre più ampie partendo dal basso verso l’alto. Sul tetto campeggiano due artistici camini “alla veneziana”. L’edificio è stato adibito ad albergo dalla famiglia Siragna con il nome “Speranza”. Si possono fare delle supposizioni sull’epoca di costruzione del fabbricato in base alle caratteristiche tipologiche e agli elementi architettonici presenti e quindi attribuirlo al XIX secolo. E’ attualmente sede del distretto sanitario.

Palazzo Fabris – Bonesso

Si affaccia su largo Diaz (ex largo Bering) per quasi tutta la sua lunghezza e fu proprietà del conte Tonetti e successivamente della famiglia Fabris. Costruito nel XVIII secolo, per questi nobili signori veneziani, è ora proprietà della famiglia Bonesso.

Il palazzo è in puro stile ‘700. Sulla facciata principale si possono notare una splendida trifora centrale e dellefinestre monofore. Al primo piano saloni con terrazzo veneziano, affreschi settecenteschi e, nelle zone di minor rilevanza affreschi liberty.

Due ampi portoni in stile permettono l’accesso al vasto cortile retrostante splendido spazio verde nei pressi del centro storico di Mel. Il Palazzo è situato tra via 31 Ottobre (via del Paradiso) fiancheggiata un tempo da mura di grandi dimensioni e via Roma (via dell’ Inferno).

Corte Ciet – Mattia

Tramite uno stretto corridoio, si giunge in un cortile alla cui sinistra si può scorgere un palazzo recentemente ristrutturato che fu un tempo di proprietà dei Fabris. Questa famiglia ebbe origine da Isidoro Fabris,oriundo da Pieve d’Alpago, farmacista a Mel nella prima metà del 1800. All’interno della corte verso destra vi è un altro edificio, con annesso un piccolo cortile, che vide la nascita della nota famiglia artigianaie dei Busana tra il 1500 e il 1600.

Villa Tonon

Da largo Diaz scendendo lungo Via XXXI Ottobre si può scorgere un bel palazzo del secolo XVII che per molti aspetti, grazie alle belle forme, richiama la struttura della villa veneziana. Su l’ampia facciata si può osservare un artistico poggiolo con l’inferriata in ferro battuto. Da notare i camini alti e slanciati che donano agilità e grazia a tutto il complesso. La casa che appartenne alla famiglia Migliorini fu successivamente delle sorelle Del Zotto e oggi è proprietà del Dr.Tonon.

Cortile Lorenzet – “Toni dei Siguri

Si può accedere a questo cortile sia da Quartiere Europa che da Via XXXI Ottobre. Tramite un sentiero, costeggiato da alberi secolari, sito nella parte alta della corte, si raggiunge il cortile di Palazzo Guarnieri. Un tempo, il cortile era contornato da edifici a uso agricolo: il granaio, il fienile, la stalla. Rappresentava inoltre il punto di ritrovo per i contadini che svolgevano la trebbia del grano.Le case che circondano il cortile sono state restaurate negli ultimi anni, mantenendo inalterato lo scheletro costitutivo. Sulla casa di colore giallo, un tempo usata come stalla, sulla facciata, compariva la scritta “Il vitello paga il latte meglio della latteria”.Sulle pareti laterali e posteriore della casa rosa si possono ancora vedere degli archi e delle finestre di grandi dimensioni che sottolineano la funzione del caseggiato: fungeva infatti da serra e come deposito per il legname. I coloni si procuravano la legna dal taglio delle piante presenti lungo il sentiero, fino alle mura del cortile Guarnieri: i pezzi più grandi venivano utilizzati per l edilizia, i restanti venivano spartiti tra la Famiglia Guarnieri per la combustione e i coloni. Ai tempi i Guarnieri contavano quattro coloni in questo cortile, tre coloni a Farra, frazione limitrofa a Mel, e uno a Carve.